
Il Marsala è stato il primo vino italiano al quale fu riconosciuta una specificità territoriale ed una tutela particolare, la Denominazione di Origine Controllata. La sua storia, certamente un capitolo importante dell'intero sviluppo viticolo ed enologico italiano, in diversi modi e momenti si intreccia con episodi fondamentali dell'Unità d'Italia e della storia economica nazionale.
I documenti raccontano che nel 1773 un commerciante inglese, John Woodhouse, ebbe modo di assaggiare il "perpetuum", un vino ad alto grado che i contadini marsalesi producevano per autoconsumo: se ne innamorò, ma ci vide anche la più prosaica opportunità di sviluppare un commercio nuovo e redditizio. Per trasportarlo in Inghilterra senza che si rovinasse durante il viaggio, il vino venne "alcolizzato", e fu così che nacque il Marsala.
All'intuito ed al successo del Woodhouse seguirono le iniziative delle famiglie Ingham e Whitaker, e l'industria del Marsala ebbe una rapidissima crescita, accompagnata di pari passo da un'evoluzione della viticoltura e delle tecniche enologiche.
La Sicilia occidentale fu protagonista della rivoluzione industriale ottocentesca, e l'alta borghesia imprenditoriale fece risplendere tutta l'isola. Agli Inglesi si affiancarono presto i Florio: partendo da una piccola compagnia di navigazione, riuscirono a creare un impero commerciale in cui il Marsala divenne il prodotto principale, esportato in tutto il mondo, e la flotta una delle più grandi al mondo.
Marsala, città e vino, furono un unicum inscindibile e lo sviluppo urbano e rurale del vastissimo territorio comunale si realizzò in maniera del tutto funzionale all'industria ed alla viticoltura. Nel 1860 lo sbarco di Garibaldi diede inizio al cammino di unificazione nazionale e la scelta di Marsala come punto di inizio non fu casuale: il Generale sapeva di poter contare sull'appoggio di una classe borghese che aveva tanto da guadagnare dall'Unità, in termini di nuove prospettive per i propri affari. Quando il Generale ebbe modo di tornare in città, nel 1862, fu l'occasione giusta per dare il suo nome ad una particolare tipologia di Marsala, quello che ancora oggi viene chiamato "Garibaldi Dolce".
Nel giro di pochi decenni, nacquero un gran numero di case vinicole guidate da imprenditori locali e la produzione ed il commercio del Marsala raggiunse volumi davvero considerevoli. Alcuni dei produttori storici sono attivi ancora oggi; altri non più, ma hanno comunque contribuito al romanzo corale del Marsala.
Gli eventi storici del '900 soprattutto le due guerre mondiali, ma anche le scelte legislative non sempre felici, che permisero per un certo periodo un'eccessiva libertà nelle regole produttive, hanno bloccato l'evoluzione di questo storico vino e ne hanno condizionato l'immagine.
Eppure il Marsala è ancora vivo. Oggi, accanto alle aziende più antiche che ne tengono alto il nome, si affacciano sul mercato giovani produttori che sentendo il fascino della storia la rendono attuale con passione nel lavoro e con un prodotto di grande qualità.
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